Per conoscere la lingua italiana bisogna partire dal principio
Essere a conoscenza della storia e delle peculiarità, a volte ancora sconosciute a detta di molte persone, sulla lingua italiana, è un upgrade importante che si può dare alla proprio bagaglio culturale ed avere un approccio più profondo con questa splendida lingua. Bisogna dover cominciare da dove tutto ebbe inizio. Dai Romani. All’epoca in tutto l’impero la lingua ufficiale era solo ed esclusivamente il latino. Anche se effettivamente il popolo continuava a parlare la lingua madre di origine spesso e volentieri un latino influenzato dalla propria lingua madre. Successivamente con la decadenza dell’impero romani, ovvero tra il terzo ed il quinto secolo d.C, la lingua parlata va sempre più a differenziarsi dalla lingua ufficiale. Qui infatti ci troviamo di fronte all’origine delle lingue europee occidentali. Nel 476 d.C. con le invasioni barbariche si ha la definitiva frantumazione dell’unità linguistica in Italia. Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente il latino è restato per molto tempo impresso in Italia come l’unica lingua impiegata nella comunicazione scritta, ovvero la unica e sola ad essere utilizzata nei documenti ufficiali e nella letteratura. Nel 1600 ancora nelle università di tutta Europa si parla latino. I primi documenti scritti in volgare, ovvero la lingua che era parlata in una certa regione d’Italia, più comunemente oggi chiamato “dialetto”, sono i placiti. La lingua volgare scritta verso il 1200 è stata utilizzata soprattutto nei testi letterari. Infatti in quest’epoca possiamo trovare come opera nel 1224 il famoso “Cantico delle Creature” di San Francesco D’assisi, scritto in volgare umbro. Nello stesso periodo possiamo trovare anche tantissime altre cose interessantissime come le liriche dei poeti siciliani della corte di Federico ll di Svevia. La peculiarità di essi fu che si ispirarono ai poeti provenzali francesi e fondando cosi a Palermo una vera e propria scuole poetica in dialetto siciliano. La poesia siciliano ebbe un enorme successo in tutta la penisola, tanto che fu subito imitata dai Toscani. Qui si usa ancora la h latina e la congiunzione et. Tra gli articoli invece troviamo a predominare “lo”. Con gli Arabi che invece si trovano in Sicilia dall’827 al 1091 e hanno frequenti scambi commerciali con le città marinare.
L’evoluzione della lingua italiana dal 300’ al 900’
Il volgare comincia ad avere il medesimo rispetto del latino in ambito letterario intorno al trecento. Ci si trovano tre volgari molto usati, ovvero il siciliano ed il toscano e toscano fiorentino che predilige su tutti. Questo volgare spiccò particolarmente perché nel giro di pochissimi decenni uscirono alla luce i più famosi scrittori in volgare come: Dante, Petrarca e Boccaccio. Il primo in assoluto fu Dante Alighieri a decidere di scrivere un opera maestosa che spazia tra la metafisica e la fantascienza. Ovviamente è il suo fantastico viaggio attraverso l’inferno, il paradiso e purgatorio. Successivamente nel 400 invece si ha un magico ritorno verso il latino attraverso la scoperta dei grandi classici greci e latini. Gli studiosi di nome umanisti, riuscirono a ritrovare testi che si credevano fossero perduti e vengono scoperte opere di cui si ignorava completamente l’esistenza. C’era forte ammirazione per il mondo classico, infatti questo portò al desiderio ardente di imitare gli scrittori antichi. Il latino viene considerato come l’unica lingua nobile per la letteratura. Questa situazione che portò un decadenza del volgare ha termine solo alla fine del secolo quando spiccarono grandi autori come Lorenzo il magnifico tornano a credere nelle potenzialità che ha in sé il volgare, quindi, si decide di utilizzarlo nelle opere. Moltissimi approfondimenti si possono trovare sul sito ufficiale dell’accademia della crusca, dove le informazioni spaziano sia dal punto di vista storica che dal punto di vista della terminologia stessa. Andando avanti nel tempo, successivamente nel 500 ci si trova nel secolo del grande dibattito per quale volgare si debba usare. Alcuni vogliono il toscano fiorentino dei grandi scrittori del trecento invece altri pensano che l’italiano deve essere un insieme delle parole più eleganti di tutte le parlate della nazione, e infine chi vuole il toscano fiorentino moderno. Ovviamente la proposta che prese il sopravvento fu la prima. Le guerre e le dominazioni straniere portano in Italia un numero elevato di termini francesi e spagnoli. Molte sono anche le parole che l’Italia porta all’estero in fase di supremazia italiana in campo culturale e artistico. Nel seicento successivamente troviamo molte innovazioni linguistiche. Dato che c’era il bisogno di suscitare meraviglia nel lettore, gli scrittori vennero spinti nell’inventare un numero molto vasto di metafore, a inventare parole nuove, e mescolare parole eleganti con parole della vita quotidiana. In alcuni ambienti però il rispetto della tradizione ancora arde. Nel 1612 l’accademia della crusca, che ancora oggi è una voce ufficiale della lingua italiana, pubblicò il suo primo dizionario sulla lingua italiana basata sulla lingua degli scrittori fiorentini del trecento. Nel settecento invece si diffonde il famosissimo illuminismo e il culto della ragione. Gli illuministi si proposero di portare ovunque la verità e i lumi della ragione, di togliere le superstizioni e i pregiudizi per il miglioramento spirituale e materiale per gli uomini. Tra gli articoli si può notare che iniziò a prevalere sempre “il” davanti a “z”, ma domina sempre “lo” e “gli” davanti a “s”. L’ottocento invece fu caratterizzato dalla famosa polemica tra i Classicisti e i Romantici. Anche se la poesia rimane sempre legata alle tradizioni come dimostrò Alessandro Manzoni pubblicando “I promessi sposi”. Nel novecento invece la lingua italiana inizia a prevalere effettivamente su tutti i dialetti.